E’ argomento attuale l’adozione del nuovo Piano di Governo del Territorio da parte del Consiglio Comunale, con l’esame delle osservazioni pervenute dai cittadini atte a modificare la proposta presentata dall’amministrazione ormai l’estate scorsa. Questa è la fase conclusiva del procedimento di adozione del nuovo piano, che sostituisce quello redatto ormai nel lontano 2012 (che a sua volta sostituiva, e in gran parte confermava, quello precedente).

L’adozione di un nuovo PGT conferisce forma e concretezza all’indirizzo politico di una giunta in termini di urbanistica e le decisioni che vengono assunte in questa fase sono indicative della visione che gli amministratori hanno dello sviluppo di un paese e del peso che viene dato alle richieste dei cittadini.

E’ interessante esaminare le istanze presentate per cogliere i bisogni della cittadinanza, che possono tradursi in mere richieste di correzioni cartografiche, di aumento o diminuzione di cubatura edificabile ma anche in rilievi, spesso nel merito, da parte di tecnici o enti atti a correggere norme involute, limitanti – o al contrario – troppo permissive.

Come spesso accade, in questa fase, le osservazioni dei privati vertono per la maggior parte su richieste di concessioni volumetriche o nello sblocco di grandi comparti edificatori, richieste che hanno per la quasi totalità trovato il diniego dell’amministrazione; fanno accezione i grandi ambiti per cui esiste un procedimento avviato o i “diritti acquisiti” con i quali non si è voluto interferire.

A tal proposito rileviamo, con rammarico e disappunto, che le valutazioni dell’amministrazione comunale sono state, a nostro avviso, altamente demagogiche, tradotte in un diniego generalizzato alle nuove volumetrie motivato da un sommario “risparmio di consumo di suolo”. Avremmo invece sperato in una maggiore attenzione alle esigenze espresse dai cittadini: se è pur vero infatti che nessuno vuole il ripetersi degli anni in cui l’edificazione incontrollata ha causato perdita di aree verdi e uliveti in collina, è altrettanto vero che moltissime richieste declinate interessavano piccoli ampliamenti che non rimandano in alcun modo a quel tipo di edificazione ma miravano semplicemente a sopperire reali e concrete necessità della vita quotidiana delle famiglie, quali piccoli ampliamenti strutturali per un locale in più, modesti sopralzi, attività o prime case.

Un’attenta valutazione, soprattutto in un comune relativamente piccolo come il nostro e con i 10 anni avuti a disposizione, avrebbe dovuto comportare perlomeno una cernita tra le varie tipologie di richiesta con il fine primo di distinguere quelle meramente speculative da quelle assolutamente innocenti; valutazione che, purtroppo, forse per conseguire la cifra tonda dei “18 campi da calcio” di risparmio di superficie edificabile, non è stata effettuata.

Un altro rilievo che ci sentiamo di sottolineare è la mancata considerazione alle aree deputate perlopiù all’edilizia residenziale e alle prime case, come gli ambiti del promontorio e i centri storici:

Concludendo, non possiamo – ancora una volta – che trovarci delusi dalle scelte operate dall’amministrazione comunale, adottando un Piano che, seppur basato su un eccellente lavoro documentale e ricognitivo, non denota una chiara visione politica se non quella del diniego indiscriminato e della riproposizione di criticità che sembrano irrisolvibili; delusi dalla mancata onestà intellettuale di una giunta che ha operato per due mandati con una pianificazione carente e troppo permissiva per poi proporre ed imporre, nell’ultima fase della tornata amministrativa, una pianificazione dove anche l’ampliamento di 10 metri quadri è visto come un attentato al paesaggio.